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Accreditare – VERBI PROFESSIONALI (n.78)

 

Accreditare – VERBI PROFESSIONALI (n.78)

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Trascrizione


Giovanni
: Verbo professionale numero 78: Accreditare.

Un verbo che ha più significati. Questo accade perché contiene il termine credito, che da una parte si riferisce ai soldi, al denaro e dall’altra ha a che fare con la credibilità.

Il credito infatti, quando parliamo di soldi, c’è sempre di mezzo una banca.

È il contrario di debito. Infatti il credito è la cessione di una somma di denaro da parte del creditore (in genere una banca) contro l’impegno di restituzione futura da parte del debitore (colui, il cittadino, che chiede i soldi in prestito).

Chi prende soldi in prestito ha un debito con chi li dà in prestito.

Ma il credito, dicevo, ha a che fare con la credibilità, con la fiducia, la stima, prestigio. Un termine diffuso e usato soprattutto in ambito commerciale.

Posso dire ad esempio che:

ci sono dei prodotti che vanno acquistando sempre più credito.

Notate come si usi, anche quando si parla di fiducia e non di soldi, il verbo acquistare, nel senso di avere, conquistare, assumere, acquisire, prendere.

Il credito si può acquistare similmente alla fiducia, quando non si deve più dimostrare il proprio valore perché l’abbiamo già fatto.

Allora, visto che ci sono queste due possibilità nel parlare di credito, allora ci sono due possibilità anche per il verbo accreditare.

Nel linguaggio bancario o commerciale, significa eseguire un’operazione di accreditamento. Se si accredita un importo a qualcuno, si danno dei soldi a questa persona. Possiamo anche dire che si fa un accredito su quel conto bancario. Accredito e accreditamento sono la stessa cosa nel linguaggio bancario.

Il passaggio di denaro avviene però attraverso le banche.

La cifra di 1000 euro è stata accreditata nel (o sul) tuo conto.

Mi hanno accreditato 4000 euro.

Qualcuno evidentemente ha disposto un bonifico a mio favore pari a quella cifra. Adesso la posso spendere poiché mi è stata accreditata sul conto bancario.

Dall’altro lato accreditare significa rendere credibile, quindi simile anche a avvalorare, cioè dare valore.

Si può accreditare un fatto o anche un’opinione o delle voci che si sentono in giro.

Es:

Alcune fonti accreditano la voce delle dimissioni del presidente.

Quindi secondo queste fonti, questa voce delle dimissioni è credibile. Si tratta di notizie credibili: probabilmente è proprio vero che il presidente si dimetterà.

Accreditare è quindi rendere credibile nel senso di dare credito. Può significare anche semplicemete credere, fidarsi, ascoltare, sempre nel senso di credere.

Non puoi accreditare delle voci di corridoio!

Non puoi dare credito a delle voci di corridoio!

Quando credete in una opinione di una persona o a delle cose che sì sentono, state accreditando questa opinione, le state dando credito.

Potete decidere di dare credito ad una persona oppure di non darle credito. È analogo a accordare fiducia, o accordare credito.

Anche “dare credito” si può usare in senso economico. Però significa prestare dei soldi, soldi che normalmente vengono accreditati sul conto della persona che chiede credito alla banca.

Dare/concedere credito, in senso economico, lo usano solo le banche, e quando una banca dà o concede credito a una persona, nel senso che gli presta dei soldi, se ci pensate, ha anche fiducia che questi soldi vengano restituiti.

Per questo motivo il credito ha a che fare sia col denaro che con la fiducia.

Si è detto prima che accreditare è sinonimo di avvalorare. Questo è un verbo che abbiamo già visto.

Non sono però proprio uguali, infatti avvalorare significa , come visto, aumentare il valore, la credibilità. Simile a rafforzare.

Inoltre avvalorare non si usa, se non molto raramente, parlando si parl di valore economico.

Col verbo accreditare poi, non vogliamo (come accade con avvalorare) aggiungere qualcosa che renda maggiormente credibile una opinione, ma semplicemente riporre la nostra fiducia su qualcosa, anche a costo di subire le conseguenze di un eventuale errore di valutazione.

In ambito professionale si usa anche nel senso di stima e prestigio di una persona, non solo di un prodotto, come abbiamo visto inizialmente.

Una persona, quando si dice che è molto accreditata, vuol dire che ha acquistato credito, che viene stimata in ambito professionale.

Si fa sempre riferimento al suo mestiere in questi casi, oppure si fa riferimento a qualcosa di particolare, una particolare attività che lo vede spiccare rispetto agli altri, ma questo non vale solo per le persone.

Giovanni è un avvocato molto accreditato nella sua città

Un professionista tra i più accreditati in città nel suo mestiere

L’ospedale di cui stiamo parlando è molto accreditato per la cura delle malattie del sangue.

Stiamo parlando di stima, di notorietà, di credibilità acquisita da un medico o da un ospedale, grazie alle capacità mostrate in passato.

Infine è importate sapere che a volte non è questione di stima, ma semplicenete parliamo di accreditamento:

Ho fatto un Corso di formazione pratico online accreditato (dal) MIUR

Il MIUR è il mistero università e ricerca.

Posso anche dire che:

l’ente di formazione è un ente accreditato dal MIUR.

Non vuol dire che il MIUR ha fiducia o stima in quesito corso o in questo ente, ma che l’ente ha ricevuto un accreditamento dal ministero.

Un accreditamento è una attestazione della capacità di operare. Il MIUR ha riconosciuto a questo ente di avere le capacità richieste. Quindi un corso presso questo ente è riconosciuto dal MIUR.

Per l’ente è come avere una certificazione, perché essere accreditato presso un ente pubblico attribuisce credibilità. In termini di qualità, rispetto dell’ambiente, igiene, sicurezza, ecc. L’accreditamento si usa nelle questioni l particolarmente importante, nella sanità, sicurezza sociale, educazione, attività commerciali, attività di laboratorio e certificazioni. Dobbiamo essere sicuri di poterci fidare di una persona o un ente accreditato.

Ecco la fiducia e la stima di cui si parlava prima.

Del verbo screditare parliamo in un altro episodio.

Vi ho parlato dell’accreditamento che è ciò che ci viene concesso quando viene certificata una competenza particolare. Ma se ricordate all’inizio ho detto che nel linguaggio bancario accreditamento e accredito sono la stessa cosa: un versamento di una somma di denaro su un conto bancario.

Ma un accredito (solo accredito stavolta) è anche una autorizzazione formale ad assistere a un evento, concessa in particolare ai giornalisti.

ricevere l’accredito per un concerto

Facciamo ora il consueto esercizio di ripetizione.

Ripetete dopo ogni frase che ascolterete pronunciare dai membri dell’associazione Italiano Semplicemente:

Ulrike: Accreditare

Bogusia: Finalmente mi hanno accreditato lo stipendio

Komi: Accredito

Marcelo: Quando avverrà l’accredito dello stipendio?

Komi: L’accredito avviene il giorno 27 di ogni mese.

Komi: Accreditamento

Albéric: Abbiamo ricevuto un accreditamento da parte del ministero

Irina: Non vorrai mica accreditare queste chiacchiere che girano su di me, vero?

Marcelo: Sono solamente voci. Non gli do nessun credito.

Albéric: È un’azienda che gode di parecchio credito presso gli italiani

Karin: Puoi prestarmi il telefono? Il mio non ha più credito

Peggy: ricevere l’accredito per un concerto

Komi: Concedere l’accredito per entrare allo stadio

Ci vediamo al prossimo verbo professionale.

Soprassedere (scarica audio)


Trascrizione

Giovanni: Verbo professionale numero 77.

Lo so, i verbi professionali sono più complicati degli altri verbi, perché si usano meno di frequente e quando li usiamo dobbiamo essere sicuri. Comunque se volete soprassediamo. Oppure vado avanti?

Se soprassediamo però non potrò spiegarvi questo verbo. Cercherò di essere abbastanza veloce allora.

Il verbo soprassedere (lo avete capito) è quello che vi spiego oggi. E’ un verbo molto adatto per le riunioni di lavoro.

E’ adatto anche ogni volta che ci sono decisioni da prendere.

Infatti soprassedere significa rinviare ad altra occasione una decisione o l’attuazione di quanto già avevamo programmato. In pratica è molto simile a “rimandare”. Quest’ultimo è ovviamente quello più usato in tutte le occasioni, ma soprassedere è la sua versione formale.

Quando dobbiamo preferirlo a rimandare dunque?

Quando siamo seduti?

Sembra una battuta, ma in effetti se siamo seduti in una riunione abbiamo certamente un programma, un ordine del giorno, qualcosa di cui parlare, e quando decidiamo di soprassedere su uno dei punti all’ordine del giorno quello che facciamo è spostare quel punto ad altra occasione.

“Sedere” lo dobbiamo intendere come verbo, non come sostantivo, nel senso di “stare”.

Quindi soprassedere è come “stare sopra” e questo non c’entra nulla col senso che vi ho appena spiegato. Il fatto è che il verbo si usa anche (ma molto raramente) nel senso di dominare, sovrastare.

Il senso che ci interessa invece è quello di rimandare, ma possiamo anche usare il verbo “differire“, altrettanto formale che soprassedere.

La mia proposta è di soprassedere fino a quando non saranno presenti tutti i ministri

Questo è un esempio di utilizzo del verbo….

Trascrizione completa disponibile per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente (ENTRA)

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Vuolsi così colà dove si puote (scarica audio)

Trascrizione

Ecco a voi un’altra celebre frase della Divina Commedia, di Dante Alighieri, che, al pari di altre, è utilizzata anche ai giorni nostri.

La frase:

Vuolsi così colà dove si puote

Una frase che suona magnificamente, e a mio parere una frase del genere non poteva non trovare una sua applicazione anche nel linguaggio moderno.

Vediamo prima cosa significa e quando è stata usata da Dante, così da capire anche come usarla e in quale occasione.

Siamo all’inferno e Dante la utilizza ben due volte. Vediamo le singole parole.

Colà è un termine che oggi non si usa ma significa “là” , quindi indica un luogo e precisamente indica il paradiso, che è il luogo in cui si trova Dio.

È proprio là (colà) che si prendono le decisioni, è il luogo in cui si decidono le cose. Ma là dove?

Ce lo dice la parte finale:

dove si puote

cioè dove si può, dove si può tutto, dove tutto è possibile. Si parla del paradiso, perché è là che c’è Dio, e Dio infatti può tutto.

Vuolsi significa invece “si vuole” e anche vuolsi non è un termine usato oggi nella lingua italiana, come neanche il termine “puote“, tra l’altro.

Vuolsi così colà dove si puote

Si vuole così, là, in paradiso, dove tutto si può.

Questo è il senso della frase.

In pratica si potrebbe dire è che “questa è la volontà di chi comanda, chi detiene il potere”.

Prima Dante la usa all’inizio del suo viaggio infernale, in una frase nei confronti di Caronte, il cosiddetto traghettatore delle anime dei morti, cioè colui che trasportava le anime per passare da una sponda all’altra del fiume Acheronte.

Infatti Caronte non lo voleva trasportare a Dante perché lui non era morto ma vivo. E lui portava solo anime quindi non si trattava di persone vive.

Ma poi di fronte alla volontà di Dio, non poteva certo far nulla neanche Caronte.

Lo stesso invito viene fatto più tardi a Minosse e anche questa volta si fa riferimento alla volontà divina alla quale devono obbedire tutti.

E allora tutti, anche oggi, possiamo usare questa espressione, ovviamente in senso ironico, nel momento in cui voglio esprimere un concetto semplice:

Inutile lamentarsi, inutile cercare di obiettare contro una decisione che viene dall’alto. Bisogna obbedire e basta, perché così è stato deciso.

 

Chiunque venisse paragonato a Dio, ovviamente, non può essere fatto che in senso ironico.

Siamo evidentemente in una situazione in cui c’è un capo, qualcuno che comanda e la sua volontà o le sue decisioni non possono essere messi in discussione, perché quello è un vero e proprio ordine e non possiamo far nulla per opporci.

Non vi garantisco però che tutti gli italiani vi capiranno! Diciamo che un dieci per cento, più o meno, degli italiani potrebbe capire subito il senso della vostra frase.

Di certo comunque vi capirà il vostro professore di lingua italiana!

Quindi, se vi chiederà se avete fatto tutti i compiti da lei/lui assegnati, voi potrete rispondere:

Certo che li ho fatti, vuolsi così colà dove si puote!

 

Chiunque venisse paragonato a Dio, ovviamente, non può essere fatto che in senso ironico.

Siamo evidentemente in una situazione in cui c’è un capo, qualcuno che comanda e la sua volontà o le sue decisioni non possono essere messi in discussione, perché quello è un vero e proprio ordine e non possiamo far nulla per opporci.

Non vi garantisco però che tutti gli italiani vi capiranno! Diciamo che un dieci per cento, più o meno, degli italiani potrebbe capire subito il senso della vostra frase.

Di certo comunque vi capirà il vostro professore di lingua italiana!

Quindi, se vi chiederà se avete fatto tutti i compiti da lei/lui assegnati, voi potrete rispondere:

Certo che li ho fatti, vuolsi così colà dove si puote!


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